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Lavoro: quel che resta del Patto. Oltre lideologia
Fra governo e parti sociali intesa déjà vu. Al di là delle battaglie di principio: poca innovazione e poche riforme. Ma politica e sindacato si spaccano
Di solito, quando vi sono vicende come quella del ?Patto per l?Italia?, dopo qualche giorno si tenta di leggere ?dentro? gli avvenimenti per ricostruire un giudizio che non sia condizionato dal contesto, dalle questioni politiche più generali, perfino dai rapporti tra organizzazioni e tra persone.
Le modifiche all?art. 18
Si tenta, come si dice, di guardare al merito: ai fatti concreti. In questo caso, tuttavia, lo sforzo di cogliere e valutare il merito risulterebbe piuttosto improduttivo: le modifiche all?articolo18, soprattutto dopo la perentoria e unanime smentita dell?interpretazione che ne aveva dato il ministro Antonio Marzano, restano ben poca cosa, confermando l?impressione che si sia trattato di una battaglia di principio; gli impegni per il Mezzogiorno sono il positivo segno di una ritrovata attenzione al tema, ma non contengono nulla di veramente nuovo e, soprattutto, non segnano una discontinuità rispetto a una stagione troppo lunga in cui sono state prodotte numerose iniziative di agevolazione, ma scarsissima capacità di ?offerta? di una politica; le altre decisioni, compreso l?aumento dell?indennità di disoccupazione , sono in realtà abbastanza marginali.
Si tratta tuttavia di un accordo importantissimo sul piano politico , destinato ad avere effetti non di poco conto nei prossimi tempi .
Intanto va segnalato che la concertazione tra le parti sociali, ancorché monca, riacquista centralità nel governo delle relazioni economiche e sociali. Confindustria e governo, nei mesi scorsi, ne avevano di fatto decretato la fine, individuando la prassi della concertazione come un vizio consociativo; oppure come un improprio diritto di veto riconosciuto al sindacato rispetto al primato del governo e del Parlamento; o ancora come una sostanziale gabbia per l?innovazione nei rapporti sociali e nelle relazioni industriali. Invece abbiamo rivisto la sala verde di Palazzo Chigi piena zeppa di rappresentanti di organismi, associazioni, sindacati , troupe televisive, con una assoluta continuità rispetto a cerimonie più volte celebrate nel corso degli anni, compresa la indispensabile ?tirata? finale nel corso della notte. E anche, purtroppo, una forte impressione di virtualità.
Un altro elemento di grande rilevanza è la clamorosa frattura che si è verificata nel sindacato con toni che sembravano impensabili fino a qualche tempo fa: una frattura difficile da ricucire perché si basa su una questione di principio e perché direttamente collegata a schieramenti politici e al dibattito interno a molti partiti.
Tensioni sindacali
Una frattura che, probabilmente, avrà il potere di rendere molto forti le tensioni dentro le diverse organizzazioni sindacali, a partire dalla Cisl. Ma una frattura, è bene non dimenticarlo, che solo gli imprenditori meno avveduti saluteranno con soddisfazione, mentre cresceranno le preoccupazioni di quanti intravedono in questa situazione un pericoloso potenziale di conflittualità e di ingovernabilità nei luoghi di lavoro.
D?altra parte il ?Patto per l?Italia? ha determinato un grande effetto di scombussolamento e di disorientamento nel già complesso dibattito in seno al centrosinistra.
Welfare e politica
La frase di Fassino: «Non regalo la Cisl e la Uil al Polo» è straordinariamente efficace nel rappresentare una situazione di grande difficoltà. La vicenda sarà, nella prima fase, principalmente questione dei Ds; ma sarebbe un errore se gli altri partiti dell?opposizione stessero a guardare e ad aspettare chi è il vincitore con il quale misurarsi. In realtà la contraddizione può essere superata solo se nel centrosinistra si apre un grande dibattito sul lavoro e sul Welfare che sia sottratto all?emergenza della polemica politica quotidiana e sia capace di declinare i valori della eguaglianza, della solidarietà, del diritto al lavoro a una situazione profondamente modificata rispetto al passato.
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